EFA23 diary: Greta Sophia Lampis


Scrittura creativa e IA generativa

Il Forum Europeo Alpbach è stato un evento di contrasti. Per quindici giorni mi sono sentita fuori dal mondo, isolata tra le montagne del Tirolo, le case tradizionali in legno e i gerani, ma allo stesso tempo gettata in una vita frenetica, circondata da persone provenienti da tutte le parti del mondo, risucchiata da un programma fittissimo di seminari, workshop, conferenze e occasioni sociali. Ho avuto l’impressione di trovarmi in una bolla che si agita all’interno, mentre intorno tutto è calmo. Proprio questi contrasti hanno reso l’esperienza interessante e mi hanno permesso di trovare il mio equilibrio tra la calma della natura e la frenesia del Forum. 

Nella prima settimana ognuno ha potuto scegliere un seminario mattutino e uno pomeridiano che avrebbe seguito per sei giorni. La seconda settimana ha ospitato invece conferenze e laboratori con accademici, politici, scienziati e premi Nobel. 

Anche all’interno del Forum ho apprezzato il contrasto e la complementarità inaspettata dei seminari scelti. Le sessioni mattutine erano dedicate all’intelligenza artificiale e le sue implicazioni etiche, legali e sociali. La diffusione di queste tecnologie solleva nuove sfide e preoccupazioni che vanno ben oltre le questioni tecniche ed informatiche, ma riguardano aspetti fondamentali del nostro vivere in società, come la responsabilità, l’equità, la trasparenza, la privacy, la tutela dei diritti umani, la disinformazione e il diritto d’autore. I rischi legati all’intelligenza artificiali sono problematiche sostanzialmente preesistenti, che vengono però amplificate in modo massiccio dalla potenza delle nuove tecnologie. Per affrontare queste sfide è necessario, pertanto, un approccio multidisciplinare che metta in dialogo l’informatica, la statistica, la robotica con l’etica, il diritto e le scienze sociali fin dalla fase di progettazione di tali sistemi e durante l’intero il ciclo di vita. Questo è stato l’approccio del seminario, tenuto da Peter Knees, professore associato della Technische Universität Wien e Aloisia Wörgetter, rappresentante permanete dell’Austria presso il Consiglio d’Europa. 

Il dibattito intorno all’intelligenza artificiale è esploso nell’ultimo anno con il rilascio di Chat GPT. Ciò che il chat bot di OpenAI e i suoi simili hanno fatto, spiega il Prof. Knees, è mostrare al grande pubblico le potenzialità dell’intelligenza artificiale e creare talvolta un senso di umiliazione in scrittori, poeti e artisti dimostrando come un algoritmo sia capace di produrre testi, poesie e immagini “carine”.  Si insinua una sorta di vergogna prometeica, per usare le parole del filosofo Günther Anders. 

Benché l’intelligenza artificiale sia uno strumento straordinariamente utile e potente, non credo che per ora una tale “vergogna” sia giustificata. Ne ho avuto conferma nel seminario pomeridiano di scrittura creativa, tenuto da Lucy English, professoressa alla Bath Spa University. Proprio in un mondo caratterizzato dal rapido avanzamento dell’IA, il seminario si proponeva di esplorare i benefici della scrittura creativa come mezzo per sperimentare, sviluppare fiducia, trovare fluidità nelle le parole e indagare se stessi attraverso l’espressione verbale. Chiudete gli occhi, immaginate l’ultimo posto dove vi siete sentiti completamente voi stessi, ricordate cosa avete visto, ricordate gli odori, i rumori e le sensazioni tattili, riaprite gli occhi e trascrivete tutto su carta. Ora condividete il vostro testo sdolcinato e possibilmente in un inglese sgrammaticato con dei perfetti sconosciuti, che fino a pochi minuti prima si sono confrontati il curriculum e hanno scansionato i codici QR presenti sui propri badge per connettersi attraverso l’applicazione del Forum Europeo Alpbach e darsi un voto a vicenda, da una a cinque stelle.  Grazie a esercizi simili, questo seminario ha creato un’atmosfera completamente diversa rispetto al resto del Forum: ha permesso di avere alcuni momenti di solitudine e di silenzio, molto rari durante la manifestazione, in cui fare introspezione e cercare di scrivere liberamente senza imposizioni formali. A questi si sono alternati momenti di condivisione in gruppo, volti a superare la paura di leggere ad alta voce i propri pensieri. In questo modo sono nate delle conversazioni più oneste e insolite. Quella che può sembrare un’oasi di pace è in realtà anche un faticoso tentativo di uscire dalla propria zona di comfort, di restare soli con i propri pensieri e poi esporsi agli altri. Questo tipo di apertura e di condivisione di esperienze, talvolta personali, aiuta a rendersi conto che dietro a ogni curriculum brillante c’è una persona come tante, con ansie, paure, ambizioni e speranze. Questo è anche l’elemento che credo differenzi la creatività umana dall’intelligenza artificiale: leggendo alcune storie o poesie ritroviamo persone con le nostre stesse difficoltà, con le nostre stesse paure, che hanno vissuto esperienze e hanno provato emozioni simili alle nostre, ma sono riuscite ad esprimerle in un linguaggio in grado di scuoterci di dirci qualcosa in più su quell’esperienza. L’intelligenza artificiale per ora invece produce testi “carini”. 

Da Alpbach mi porto a casa la bellezza delle persone incontrate nella loro diversità, intelligenti, ambiziose, desiderose di avere un impatto positivo sul mondo, ma allo stesso tempo piene dubbi, domande e in cerca della loro strada.